Malattia di Pompe, alla base il deficit dell'enzima Acido alfaglucosidasi
La malattia di Pompe, anche denominata glicogenosi di tipo 2, appartiene a un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate dall’accumulo di glicogeno all’interno delle cellule o di alcuni organuli.
L’accumulo è a livello dei lisosomi, gli organuli intracellulari in cui avviene la degradazione di vari tipi di molecole.
Alla base della malattia di Pompe c’è il deficit di un enzima, chiamato acido alfaglucosidasi e deputato allo smaltimento del glicogeno nei lisosomi stessi.
Le manifestazioni della malattia sono variabili, a seconda dell’età di insorgenza.
Le forme infantili sono le più gravi: caratterizzate da cardiomiopatia e grave debolezza muscolare, possono portare alla morte nel primo anno di vita.
Le forme più tardive sono in genere più lievi, ma sono comunque caratterizzate da un indebolimento muscolare progressivo che può portare col tempo all’incapacità di camminare e all’insufficienza respiratoria.
La malattia di Pompe è dovuta a mutazioni nel gene GAA e si trasmette con modalità autosomica recessiva: i genitori sono portatori sani della mutazione ( e spesso non sanno di averla ). A ogni gravidanza avranno un rischio del 25% di generare figli affetti, il 50% di probabilità di avere figli portatori sani e il 25% di avere figli sani non-portatori.
L’osservazione clinica porta a un sospetto diagnostico che può essere confermato dal dosaggio dell'enzima coinvolto in fibroblasti coltivati, in linfociti o in un campione di biopsia muscolare.
È inoltre possibile effettuare l'analisi genetica ( anche prenatale ) con ricerca della mutazioni nel gene GAA.
Attualmente questa malattia non rientra tra quelle oggetto dello screening neonatale esteso, se non in alcune Regioni ( come per esempio la Toscana e il Veneto ) dove è in corso una sperimentazione pilota: tuttavia le evidenze scientifiche emerse finora indicano come una diagnosi precoce possa contribuire a migliorare la qualità di vita di questi pazienti, per cui sarebbe auspicabile che in futuro anche la malattia di Pompe rientrasse tra quelle oggetto di screening alla nascita.
Dal 2006 è disponibile una terapia enzimatica sostitutiva, con iniezione periodica dell’enzima prodotto per via ricombinante ( una volta ogni due settimane, per diverse ore ).
Questa terapia è molto efficace nelle forme infantili, mentre in alcune forme tardive può portare alla sola stabilizzazione della malattia e non a un efficace miglioramento.
Inoltre, la somministrazione sistemica attraverso il sangue non permette di raggiungere efficacemente tutti gli organi colpiti.
Per questo sono in fase di studio anche terapie alternative, come per esempio la terapia genica, o complementari, come l'impiego di farmaci chaperon in grado di migliorare gli effetti dalla terapia enzimatica sostitutiva. ( Xagena_2018 )
Fonte: Telethon, 2018
Xagena_Medicina_2018